Senja Roginskij: L'histoire d'un homme entier
In: Cahiers du monde russe: Russie, Empire Russe, Union Soviétique, Etats Indépendants ; revue trimestrielle, Band 59, Heft 2-3, S. 391-402
ISSN: 1777-5388
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In: Cahiers du monde russe: Russie, Empire Russe, Union Soviétique, Etats Indépendants ; revue trimestrielle, Band 59, Heft 2-3, S. 391-402
ISSN: 1777-5388
In: Cahiers du monde russe: Russie, Empire Russe, Union Soviétique, Etats Indépendants ; revue trimestrielle, Band 58, Heft 1-2, S. 203-240
ISSN: 1777-5388
In: Annales: histoire, sciences sociales, Band 67, Heft 3, S. 861-863
ISSN: 1953-8146
In: Le débat: histoire, politique, société ; revue mensuelle, Band 155, Heft 3, S. 131-140
ISSN: 2111-4587
In corso di stampa anche in italiano per la rivista "Lo Straniero" ; Il saggio indaga nelle sue diverse manifestazioni un fenomeno che ha cominciato ad affiorare in Russia nella seconda metà degli anni Novanta, quando, con la profonda crisi economica, sociale, politica e di valori provocata dalla "Grande Riforma" fatta dall'allora presidente El'cin per instaurare da un giorno all'altro il mercato, il mito della Russia zarista, al tempo stesso passato virtuale per dimenticare gli orrori del passato vero e promessa per il futuro, è andato in frantumi, perdendo ogni capacità di fornire un'identità alla società post-comunista in preda al disincanto: è emersa allora la nostalgia per l'epoca sovietica, non certo per l'epoca staliniana, ma per gli anni di Brežnev, che sono del resto gli anni in cui complessivamente la Russia, pu restando a un livello nettamente inferiore alle società occidentali, aveva raggiunto il maggior benessere diffuso della sua storia.
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Basandosi sulla prolifera riflessione sul passato che ha caratterizzato la Russia negli ultimi vent'anni, il testo spiega le diverse ragioni per cui, in diversi periodi, la rivoluzione del 1905 è stata rimossa dall'immaginario collettivo: la memoria del 1905 è infatti una memoria scomoda per le principali culture politiche che si sono costituite con il naufragio dell'Urss, il liberalismo e il nazionalismo. Per i liberali, la rivoluzione del 1905, con la sua violenta conflittualità sociale e la fragilità delle élites borghesi urbane, è infatti il segno del fatto che difficilmente la Russia, lasciata a se stessa, avrebbe effettivamente imboccato il cammino delle "magnifiche sorti e progressive" battuto dalle potenze più avanzate dell'Occidente (economia di mercato e liberalismo); per i nazionalisti, che, fautori di una "via particolare" della Russia nell'umana civiltà , si richiamano agli antichi valori di "autocrazia, ortodossia e spirito popolare", il 1905,propri perché rompe la visione idilliaca e paternalista dello zar piccolo padre del popolo, è ridotta a un semplice complotto ordito dai nemici della grandeur dell'Impero russo e,in quanto pagina nera della storia, va soltanto dimenticata.
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In corso di traduzione in russo per la rivista Rossija XXI ; Scopo del saggio è ricostruire le vicissitudini della memoria della guerra in Unione Sovietica, prima, e in Russia, poi, dalla fine del conflitto a oggi, con l'intento di fornire al lettore occidentale uno strumento per capire i diversi usi pubblici a cui il ricordo del conflitto, estremamente vivo nella società, si presta. Si vogliono mostrare, in particolare, le ragioni per cui la memoria della seconda guerra mondiale ha avuto ed ha tuttora, nelle terre russe, una funzione del tutto diversa, nella trasmissione dei valori e nella costruzione delle identità collettive, di quella che ha avuto nei paesi dell'Europa Occidentale. Il punto di partenza è la specificità della memoria russa della guerra, una memoria duplice, ambigua, perché ambivalente era stata, per l'Urss, la vittoria stessa: liberazione del paese e dell'Europa dal giogo nazista in nome dei valori di libertà dell'antifascismo, la vittoria aveva al tempo stesso portato al consolidamento e all'inasprimento della dittatura staliniana in nome della risorta grande potenza della Russia. Dal ricordo della guerra scaturivano quindi due memorie opposte, antitetiche, che veicolavano due sistemi di valori inconciliabili, fondati l'uno sulla libertà e l'altro sull'esaltazione della potenza nazionale: la memoria della guerra vissuta, col suo spirito di libertà che alimentava le speranze di una democratizzazione, e la memoria della vittoria, che celebrava invece lo Stato autoritario. Nel conflitto fra le due memorie, la prima ha finito sempre per soccombere, mentre la seconda ha alimentato, fin dagli anni brežneviani, il nascente nazionalismo, che è diventato, dopo il naufragio dell''Urss e il disincanto nei confronti dell'Occidente, l'ossatura della nuova ideologia di Stato della Russia post-comunista.
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In: Annales: histoire, sciences sociales, Band 60, Heft 3, S. 625-651
ISSN: 1953-8146
RésuméL'article présente les recherches conduites en Italie au cours de la dernière décennie sur ce que l'on a appelé « la mémoire divisée de la Résistance ». Acte fondateur et légitimant de la République italienne née après la guerre, la Résistance fut figée dans une image d'Épinal qui célébrait l'unité du peuple italien, partisans et civils confondus, dans la lutte de libération nationale contre l'occupant nazi et le fascisme. Or, cette image lisse a été remise en cause dans les années 1990 : on a commencé, d'une part, à montrer comment la mémoire publique de la Résistance avait été construite, et, d'autre part, à restituer la complexité de la mémoire populaire, elle-même divisée de l'intérieur, en raison des blessures profondes laissées par la violence des massacres nazis. Ceux-ci ont en effet provoqué une fracture entre civils et partisans, considérés dans certains cas comme responsables, par leurs actions, des représailles des occupants.
In: Osteuropa, Band 55, Heft 4/5/6, S. 45-54
ISSN: 0030-6428
"Die Erinnerung an den Krieg ist in Russland untrennbar mit dem Stalinismus verbunden. Der Kampf gegen den nationalsozialistischen Feind führte zur Unterdrückung der Freiheit im eigenen Land. Befreiung und Unfreiheit sind unauflöslich verflochten. Die Reduktion der Kriegserinnerung auf die nationalistische, patriotische Komponente wurde unter Stalin kanonisiert. Nicht nur in der Rede vom vaterländischen Krieg wirkt diese Form der Erinnerung bis heute fort. Sie verstellt den Blick auf den Geist der Freiheit, der das Handeln von 'frontoviki' und Partisanen beseelte und auch das Handeln der Alliierten bestimmte. Die Befreiung der Erinnerung von den Stalinschen Fesseln ist die Voraussetzung dafür, in Russland wie in Westeuropa dieselben Freiheitswerte zu vermitteln, die sich von der Erinnerung an den Krieg nicht trennen lassen." (Autorenreferat)
In: Osteuropa, Band 55, Heft 4-6, S. 45-54
ISSN: 0030-6428
In Russia, memories of the war are inextricably linked with Stalinism. The struggle against Nazi Germany led to the suppression of freedom in the USSR itself. Liberation & the absence of freedom cannot be separated from one another. Under Stalin, the reduction of memories of the war to their nationalist, patriotic component was the only officially accepted version. This form of memory continues to have its effects today, not just in the way the war is described as patriotic. It blocks our view of the spirit of freedom which motivated the actions of the frontoviki & partisans & also determined those of the allies. The liberation of memory from the fetters of Stalinism is the precondition that has to be fulfilled if the values of freedom that cannot be separated from memories of the war are to be appreciated in Russia as they are in the West. Adapted from the source document.
In: Osteuropa, Band 55, Heft 46, S. 45-55
ISSN: 0030-6428
In: Osteuropa, Band 55, Heft 4-6, S. 45-55
ISSN: 0030-6428
In: Russian politics and law, Band 41, Heft 6, S. 38-82
ISSN: 1558-0962
In: Russian politics and law: a journal of translations, Band 41, Heft 6, S. 38-82
ISSN: 1061-1940
In: Materiaux pour l'histoire de notre temps, Band 68, Heft 1, S. 65-81
ISSN: 1952-4226
Maria Ferretti,
Stalinism between history and memory : the malaise of Russian memory.
The article studies the memory of Stalinism in Russia, from the age of perestroika to our own time. It distinguishes between dif ferent stages of Russia's conflict with her past, the obstacles that have hampered it, the temptation to repress it and the refusal to assume traumatic past. The article shows how, during the Yeltsin years, there was an attempt purely and simply to efface the Soviet past - as if it were a bad parenthesis - and to construct an idealized image of Tsarist Russia. But the disillusionment provoked by the brutal introduction of capitalism and the failed promises of neo-liberalism have caused a massively impoverished population to take refuge in nationalism